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Giornata Mondiale della Poesia

Enheduana



Buongiorno cari amici, poeti e signora Poesia.

La poesia è sacra

La poesia è come una preghiera,
si impara a memoria e ritorna nella mente
come la musicalità di un ritornello,
rimane affacciata agli pareti dell’anima.
La poesia è sacra.
I poeti sono umani, pochi diventano miti.

Oggi non è un giorno di inizio della settimana, non è solo il primo giorno dopo il Solstizio della Primavera. Oggi è un giorno di riflessione perché il Mondo dovrebbe tornare a sorridere di nuovo, sperare e continuare a vivere in pace. Attualmente nel Mondo sono sei zone di guerra dove esseri umani subiscono la fame, la sete, il razzismo, le privazioni dei medicinali per le cure elementari e non hanno alcuna speranza per curare le malattie più gravi, le privazioni riguardanti l’educazione e lo sviluppo. Pensiamo a questo cercando sempre di muovere le coscienze alzando la voce mettendo in rilievo oltre ai valori importanti anche i problemi per quale si combatte. La Poesia ha la sua importanza anche se per ovvi ragioni è emarginata e distrutta perché attaccando i sentimenti delle persone che la scrivono e leggono viene distrutto anche lo spirito che grida PACE, amore, sogni e concretezza.u

La poesia

La poesia si scrive nelle cornici delle case
Tra vicoli di ombra e luce sospesi tra il cielo e la terra
Nei corpi anoressici di anziani malati di mente
Che con un ultimo sforzo mostrano la vitalità
Come un grido di saluto verso un ricordo
Che le ha portato via ultima briciola di dignità
La poesia sta nel raccogliere il petalo d’un fiore caduto
Dalla aiuola di primole rosa dalla finestra
Che saluta il giorno con fresco incanto di luce bianca
Sui muri che s’affacciano al sole estasiati
© Lidia Popa


Quando il silenzio scrive

Il silenzio dice, più
di quanto si può esprimere.
Quando guardi, osservi tutto
quello che accade.
Quando ascolti, udisci tutto
quello che prima sfugge.
Quando tocchi, senti la finezza o
l’asprezza delle superfici.
Quando annusi, l’odore esalta
davanti alle narici.
Quando parli, interrompi il silenzio
solo per attirare l’attenzione.
Quando piangi, è la tristezza che
vuole cantare al tuo posto.
Quando ridi, è la gioia che
prende la voce al posto delle parole.
Quando vivi un’emozione,
ti lasci andare ai sensi per comprendere.
Quando scrivi, unisci tutti i tuoi sensi
in una carezza di inchiostro blu
che illumina la pergamena e lo spirito.
Il silenzio scrive,
l’occhio della mente legge
e fa delle domande.
La Poesia avvolge i sensi.

©️Lidia Popa

Dato che oggi parliamo della poesia ho pensato alle prime radici della poesia nel mondo. In modo particolare ad una donna che ha vissuto migliaia di anni fa di quale vi leggo i suoi dodici versi conosciuti.
Questa opera ebbe un profondo riconoscimento nella letteratura religiosa sumerica, considerata come uno dei dieci componimenti religiosi più notevoli del momento, l’unico di cui peraltro conosciamo l’autore.

1.Signora di tutti i Me (Nin-me-šar-ra), risplendente di luce
2. Donna virtuosa, vestita dello splendore divino (me-lim), diletta del Cielo e della Terra
3. Sacerdotessa (nu-gig) del dio An, con il grande diadema
4. Colei che ama la tiara consona alla grande sacerdotessa
5. La cui mano impugna (tutti) i sette Me
6. O mia Signora, tu sei la guardiana di tutti i grandi Me
7. Tu hai riunito i Me, tu hai legato i Me alle tue mani
8. Tu hai raccolto i Me, tu hai stretto i Me al tuo petto
9. Come un drago (ušumgal) tu hai lanciato il veleno sui territori dei nemici
10. Quando tu ruggisci alla terra come il dio Iškur, la vegetazione non può resisterti
11. Come un diluvio (a-ma-ru) discendi dalla tua montagna (kur)
12. O potente del cielo e della terra, tu sei Inanna»
(Enḫeduanna, Nin-me-šar-ra (Signora di tutti Me), 1-12.)

A questa poetessa e sacerdotessa dedico i miei versi di oggi, 21 marzo.

Enḫeduanna

Parlate dei poeti al passato
Parlate della poesia al passato
Parlate di me al passato
Non sono più una poetessa
Non sono più la poesia
Era una volta la poesia
Un gran segreto una volta
Quella di altri tempi
Di antichi tempi
Dimenticati tempi
Enḫeduanna Sacerdotessa
Lasciai scritto Nin-me-šar-ra
(Signora di tutti Me)
Divino splendore del Cielo e della Terra
Per essere dimenticata.
©️ Lidia Popa

Altre informazioni raccolte da internet.

Enḫeduanna (… – …; fine XXIV secolo aC ) era una sacerdotessa e poetessa accadica (accadico è una lingua del Mesopotamia).
Vissuta intorno al 24° secolo aC, era la figlia del re accadico Sargon, sacerdotessa del dio Nanna a Ur .
Enheduanna era figlia di Sargon di Akkad, suo padre la nominò gran sacerdotessa della dea Inanna per poter meglio controllare la città di Ur. In seguito sarà nominata somma sacerdotessa del dio An per la città di Uruk.
La principessa divenne molto popolare quando iniziò a comporre inni per gli dei di cui era sacerdotesa. Sembrerebbe inoltre che sia stata la prima a instaurare un rapporto personale con gli dei che serviva, mediante dei dialoghi diretti, come riportati nelle sue opere. Prima poetessa e scrittrice nella storia dell’umanità, è nota sia da fonti successive che contemporanee. La sua più celebre opera è scritta in lingua sumerica e ha come titolo (come “incipit”) Nin-me-šar-ra (Signora di tutti i “Me”), opera più comunemente nota con il moderno titolo di “L’esaltazione di Inanna”.
Del Nin-me-šar-ra, che si compone di 153 righe, conserviamo oltre cinquanta diverse testimonianze, frammenti di tavolette in cuneiforme. Nell’opera viene narrato, in termini a volte oscuri, un drammatico evento della vita di Enḫeduanna: la sua fuga dalla città di Ur ove ricopriva il ruolo di sacerdotessa del dio poliade della città, Nanna (accadico: Sîn; il dio Luna) e il suo esilio nella steppa. L’opera prende quindi la forma di invocazione, affinché gli dèi liberino dall’esilio la sacerdotessa, alludendo a un certo Lugalanne, probabile rivoltoso sumero contro il potere del padre di Enḫeduanna. L’inno si conclude con l’invocazione alla dea Inanna (sumerico; accadico: Iŝtar; dea figlia del dio Nanna) e infine con il ritorno vittorioso della dea, e della sua grande sacerdotessa, nel santuario di Ur.

Originale

«1. Nin me šar 2 -ra ud dalla e 3 -a
2. munus zid me-lim 4 gur 3 -ru ki aĝ 2 an uraš-a
3. nu-gig An-na suḫ-gir 11 gal-gal-la
4. aga zid-de 3 ki aĝ 2 nam-en-na tum 2 -ma
5. me 7-bi šu sa 2 scavato 4 -ga
6. nin-ĝu 10 me gal-gal-la saĝ keše 2 -bi za-e -me-en
7. me mu-e-il 2 me šu-zu-še 3 mu-e-la 2
8. me mu-e-ur 4 me gaba-za bi 2 -tab
9. ušumgal-gin 7 kur-re uš 11 ba-e-šum 2
10. d Iškur-gin 7 ki šeg (KA × LI) gi 4 -a-za d Ezina 2 la-ba-e-ši-ĝal 2
11. a-ma-ru kur-bi-ta ed 3 -de 3
12. saĝ-kal an ki-a d Inanna-bi-me-en »

Il disegno di Dio

Creare una poesia è una magia.
Gocce di parole che scorono
Singole, ataviche, placide…

L’eccelso è tutt’altra cosa.
Non s’inventa.
Si sente un’esplosione da dentro.

Si sogna con occhi aperti.
Il disegno di Dio:
La Creazione.

Sento l’emozione quando si avvicina.
Sussurra come un ruscello.
Mi trascina.
© Lidia Popa

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Fabio Strinati – suono alto di precaria depressione

libro Fabio Strinati

La morte ci accomuna in questo viaggio terreno verso l’eternità. Un fiume di pensieri che straripano, denuda l’animo umano della sua seconda pelle che è un camice di forza che riveste la depressione dell’uomo. Gli invisibili riempimenti mentali dei vuoti si svuotano come pietre sul cammino del nostro poeta, che analizza con la minuziosità tirando le somme come il malato terminale che scopre di avere poco tempo all’arrivo finale. Una corsa di angosce che provano ad abbattere il muro delle vessazioni. Il poeta consapevole di essere mortale è un superstite precario ad ogni ostacolo che incontra, in una catarsi di suoni e di abbandoni. Vive la sensazione di essere usato dell’uomo che si pone inevitabilmente la domanda: “Se fossi morto prima”, della partenza dell’oblio, dell’addio? S’interroga, cerca il suo “Io” dentro l’anima dove “la morte ha un odore di selvatico”, “lasciandosi alle spalle un lacrimoso tramonto,/ che sappia rinverdire l’anima …” Ha delle attese nella sua traiettoria che subisce una continua metamorfosi, diventando da una macchia di pensiero un testimone del suo tempo.

Il poeta Fabio Strinati nel suo libro bilingue italiano/rumeno “Periodo di transizione” del 2017 – Editore Bibliotheca Universalis Bucarest/ Romania, nella solitudine rincorre il suo io con la consapevolezza che la vita è solo un lungo cammino verso la morte.

Sulla traduzione in romeno preme un’osservazione. I testi sembrano elaborati da una mente diversa, seppur tradotti in un romeno letterario coretto, la traduzione non è fedele, e non esprime la stessa emozione che scaturisce la poesia nel suo principio. Mi permetto di affermare quanto scritto sopra nella ragione della consapevolezza, essendo di madrelingua romena, come scrittore di lingua italiana e romena, conoscendo le due lingue ad un livello ottimo, potendo distinguere le espressioni metaforiche e le figure di stile. La poesia non è una narrazione dove puoi intervenire raccontando i volti o i fatti. La traduzione può togliere molto ad un testo poetico. Togliere l’emozione ad una poesia è grave, come se togliessi il senso tattile ad un non vedente. Un poeta può tradurre un altro poeta o un narratore. Un tecnico letterato può tradurre solo trattati scientifici e documenti che non richiedono un’ampia conoscenza metaforica. (Esempio: i graffi per il traduttore sono i grafiti, e molti altri esempi da riempire un quaderno). La traduzione non deve essere una spiegazione della poesia, non deve togliere il velo enigmistico della parola, altrimenti si toglie la metafora.

Invito a leggere il libro “Periodo di transizione” che colpisce molto il lettore per la peculiarità dell’espressione. Fabio Strinati si distingue con il timbro del verso libero tra gli autori di poesia che hanno adottato la scrittura malinconica, come un io celato in tanti volti “a cinguettare la seta delle tele negli angoli rimasti …/…/ più di un passo storpio di un foglio sulla rima.”

SVUOTARSI

 

Ho la morte nel suo turno che snatura

i fossi carichi di foglie sfuggite ai venti

lasciate marcire dagli alberi ricurvi,

fotografie di attimi in scatole

gonfie di stagioni anormali,

vesciche ai piedi delle bestie mature

in un folto brulicare di urli

oltre staccionate riempite di fori

che trafiggono il mio stesso sguardo vuoto,

e la morte, che si spoglia della vita

curvata verso buche denutrite

in stati confusamente terminali.

*

DENTRO UN VECCHIO MURO

 

Dentro un vecchio muro crepato e tinto

che soffre, adolescenza intaccata

in vortici di rogne,

 

e in eterno, nel sonno le maschere avvolte

dove nascono le cimici uguali

 

e le cantilene, gli indefiniti aliti e sepolti

sotto occhiaie di pensieri e patimenti

e i timori pesti mai andati,

 

e in eterno, in graffi sospesi nell’aria

come suoni in una scomoda mente.

*

SUONO CRUDO

 

Suono crudo assennato dentro il suo dentro,

di fanghiglia, nel rettangolo

superstite precario,

 

è un suono graffiato in un istante rudimentale

che scivola turchino

nelle coincidenze di una trappola mortale,

 

anime ingombrate nell’intasamento

di un dovunque aggrappato,

e le innaturali fisime, le porte socchiuse

in quel loro dentro futile e meschino,

 

come un suono rinchiuso in una teca

dove matematica e spine

si sbracano ammiccando pose di catarsi!

*

DEPRESSIONE MIA

 

La salute mia è un ramo d’albero appeso al vento di dicembre

tra rimpianti che la vita ormai andata

brulicano e mantengono,

 

strane sensazioni a volte, piluccano il tuo essere vinto

e sconfitto, come un uomo poco attratto dalla libertà

che si accendono e si spengono

oltre un confine immaginario animato

dai ricordi fievoli di un’infanzia in agrodolce,

come l’ultima parola che senza fiato

si scarica di rabbia per ferire la tua morte prematura.

foro Fabio Strinati

 

Chi è Fabio Strinati?

Fabio Strinati è poeta, scrittore, aforista, pianista e compositore. Nasce a San Severino Marche nel 1983 e vive ad Esanatoglia, un paese della provincia di Macerata. Molto importante per la sua formazione musicale l’incontro con il pianista Fabrizio Ottaviucci, grande interprete della musica contemporanea.

 

Strinati è presente in diverse riviste ed antologie letterarie. Da ricordare Il Segnale, rivista letteraria fondata a Milano dal poeta Lelio Scanavini. La rivista Sìlarus fondata da Italo Rocco. La rivista culturale Odissea, diretta da Angelo Gaccione. Carmilla on line, webzine fondata da Valerio Evangelisti. La rivista Argo. La presenza di Èrato. Diacritica. Il Foglio Letterario. È stato inserito da Margherita Laura Volante nel volume “ Ti sogno, Terra “, viaggio alla scoperta di Arte Bellezza Scienza e Civiltà, inserito nei Quaderni Del Consiglio Regionale delle Marche.

 

Sue poesie sono state tradotte in romeno e in spagnolo.

 

È inoltre il direttore della collana poesia per Il Foglio Letterario e cura una rubrica poetica dal nome Retroscena, proprio sulla Rivista mensile del Foglio Letterario.

 

 

Le sue pubblicazioni:

2014  Pensieri nello scrigno, Nelle spighe di grano è il ritmo, con Il Foglio Letterario

2015 Un’allodola ai bordi del pozzo con Il Foglio Letterario

2016 Dal proprio nido alla vita con Il Foglio Letterario

2017 Al di sopra di un uomo con Il Foglio Letterario

2017 Periodo di transizione con Bibliotheca Universalis Bucarest

2017 Aforismi scelti Vol.2 con Il Foglio Letterario

2018 L’esigenza del silenzio insieme con  Michela Zanarella con Le Mezzelane Casa Editrice.

 

Roma 26 febbraio 2018

 

 

© Lidia Popa

 

 

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Tomas Tranströmer (1931 -2015 Svezia)

Tomas Tranströmer

Nota: Tomas Tranströmer (Stoccolma, 15 aprile 1931 – Stoccolma, 26 marzo 2015) è stato uno scrittore, poeta e traduttore svedese, molto conosciuto e apprezzato in patria, vincitore del Nordic Council’s Literature Prize nel 1990, dello Struga Poetry Evenings (del quale sono stati insigniti poeti del calibro del cileno Pablo Neruda e degli italiani Edoardo Sanguineti e Eugenio Montale) e del Neustadt International Prize for Literature nel 1990. Nel 2011 è stato insignito del Premio Nobel per la letteratura con la seguente motivazione: “perché attraverso le sue immagini condensate e traslucide, ci ha dato nuovo accesso alla realtà”.

 

Fem dikter av Tomas Tranströmer

(“Det Bla° huset”)

National Osäkerhet

 

Den statssekreterare lutar sig fram och drar ett X

och hennes örondroppar dinglar som svärd Damocles.

Som en fläckig fjäril är osynlig mot marken

så demonen går samman med den öppnade tidningen.

En hjälm som bärs av ingen har tagit makten.

Mor-sköldpadda flyr flygande under vattnet.

Allegro

Efter en svart dag, jag spelar Haydn,

och känna lite värme i mina händer.

Nycklarna är redo. Kind hammare falla.

Ljudet är pigg, grönt, och full av tystnad.

Ljudet säger att friheten finns

och någon betalar ingen skatt till kejsaren.

Jag skjuta mina händer i mina haydnfickor

och agera som en man som är lugn om det hela.

Jag höjer min haydnflag. Signalen är:

” Vi vill inte ge upp. Men vill ha fred.”

Musiken är ett hus av glas står på en sluttning,

stenar flyger, stenar rullar.

Stenarna rulla rakt igenom huset

men varje glasruta är fortfarande stort.

Paret

De släcka ljuset och dess vita nyans

glimmar för ett ögonblick innan upplösning

som en tablett i ett glas mörker. Sedan upp.

Hotellet väggar stiger i den svarta himlen.

Rörelserna av kärlek har avgjorts, och de sover

men deras mest hemliga tankar möts som när

två färger möts och flyter in i varandra

på det våta papperet av en skol målning.

Det är mörkt och tyst. Men staden har dragit närmare

i kväll. Med kylda fönster. Husen har närmat.

De står nära håll i ett myller, väntan,

en folkmassa vars ansikten har inga uttryck.

Efter en Death

En gång det var en chock

som lämnade efter sig en lång, skimrande kometsvans.

Det håller oss inne. Det gör TV-bilderna snöiga.

Det lägger sig i kalla droppar på telefonledningar.

Man kan fortfarande gå långsamt på skidor i vintersolen

genom pensel där några blad hänga på.

De liknar sidor rivna ur gamla telefonkataloger.

Namn sväljas av kylan.

Det är fortfarande vacker att höra hjärtslag

men ofta skuggan verkar mer verklig än kroppen.

Samurajen ser obetydlig

bredvid sin rustning av svarta drake skalor.

Spår

02:00 månsken. Tåget har stannat

ut i ett fält. Långt bort gnistor av ljus från en stad,

flimrande kallt vid horisonten.

Som när man går så djupt in i hans dröm

han aldrig kommer att minnas att han var där

när han återvänder igen till sin åsikt.

Eller när en person går så djupt in i en sjukdom

att hans dagar alla blir några flimrande gnistor, en svärm,

svaga och kallt vid horisonten.

Tåget är helt orörlig.

Klockan 2: stark månsken, några stjärnor .

Under pressXXX

Den blå himmel motor-drone är öronbedövande.

Vi lever här på en rysning byggen

där havsdjupet plötsligt kan öppna upp

snäckor och telefoner väser.

Du kan se skönheten bara från sidan, hastigt.

Den täta korn på fältet, många färger i en gul ström.

Den rastlösa skuggorna i mitt huvud dras dit.

De vill krypa in i spannmål och vända sig till guld.

Mörkret faller. Vid midnatt jag går till sängs.

Den mindre båt lägger ut från den större båten.

Du är ensam på vattnet.

Samhällets mörka skrov driver längre och längre bort.

Notera: Tomas Tranströmer (Stockholm den 15 april 1931 – Stockholm den 26 mars 2015) var en författare, poet och översättare från Sverige, känd och uppskattad hemma, vinnare av litteraturpriset från Nordiska rådets 1990, Nobelpriset för litteratur med följande motivation: “För genom sina kondenserade och genomskinliga bilder har det gett oss ett nytt tillvägagångssätt för verkligheten.”

Sei poesie di Tomas Tranströmer in italiano di Lidia Popa

[Casa azzurra]

Incertezza nazionale

di Tomas Tranströmer
Il segretario di stato si sporge in avanti e disegna una X
e il suo orecchio ciondola come la spada di Damocle.
Come una farfalla maculata è invisibile al suolo
così i demoni si fondono con il giornale aperto.
Un elmo portato da nessuno ha preso il potere.
Volo della tartaruga della madre che vola sotto l’acqua.

Allegro

di Tomas Tranströmer
Dopo una giornata nera, suono Haydn,
e sento un po’di calore nelle mie mani.
I tasti sono pronti. Caduta del martello pronta.
Il suono è piccante, verde e pieno di silenzio.
Il suono dice che la libertà esiste
e nessuno paga tasse all’imperatore.
Affondo le mie mani nelle mie tasche di haydn
e mi comporta come un uomo che è calmo a riguardo.
Alzo la mia bandiera di Hayden. Il segnale è:
“Non vogliamo arrenderci. Ma vogliamo la pace. ”
La musica è una casa di vetro su una collina,
le rocce volano, i sassi rotolano.
Le pietre rotolano attraverso la casa
ma ogni finestra di vetro è ancora intatta.

La coppia

di Tomas Tranströmer
Spengono la luce e la sua tonalità bianca
barlume per un attimo, prima della dissoluzione
come una tavoletta in un bicchiere di oscurità. Poi su.
Le pareti del hotel si alzano nel cielo nero.
I movimenti dell’amore sono stati decisi e stanno dormendo
ma i loro pensieri più segreti si incontrano ogni tanto.
Due colori si incontrano e fluiscono l’uno nell’altro
sulla carta bagnata di un dipinto scolastico.
È buio e silenzioso. Ma la città si è avvicinata stasera.

Con finestre refrigerate. Le case si stanno avvicinando.
Stanno vicino ad un mulino, aspettando,
una folla di cui volti non hanno espressione.

Sotto pressioneXXX

di Tomas Tranströmer
Il cielo blu del motor drone è assordante.
Viviamo qui in un edificio di punta
dove la profondità del mare può improvvisamente aprirsi,
conchiglie e telefoni piangono.
Puoi vedere la bellezza da un lato, velocemente.
Il grano denso sul campo, molti colori in un flusso giallo.
Le ombre inquiete nella mia testa sono disegnate lì.
Vogliono strisciare in grano e trasformarsi in oro.
L’oscurità cade. A mezzanotte vado a letto.
La barca più piccola si estende dalla barca più grande.
Sei solo sull’acqua.
Lo scafo scuro della comunità spinge sempre più lontano.

Pista

di Tomas Tranströmer
02:00 chiaro di luna. Il treno si è fermato
fuori in un campo. Lontano scintille di luce da una città,
freddo tremolante all’orizzonte.
Come quando va così in profondità nel suo sogno
non ricorderà mai che era lì
quando ritorna alla sua opinione.
O quando una persona va in profondità in una malattia
che i suoi giorni diventano scintille lusinghiere, uno sciame,
debole e freddo all’orizzonte.
Il treno è completamente immobile.

Suonano le 2 in punto: forte chiaro di luna, poche stelle.

Nota: Tomas Tranströmer (Stoccolma, 15 aprile 1931 – Stoccolma, 26 marzo 2015) è stato uno scrittore, poeta e traduttore svedese, molto conosciuto e apprezzato in patria, vincitore del Nordic Council’s Literature Prize nel 1990, dello Struga Poetry Evenings (del quale sono stati insigniti poeti del calibro del cileno Pablo Neruda e degli italiani Edoardo Sanguineti e Eugenio Montale) e del Neustadt International Prize for Literature nel 1990. Nel 2011 è stato insignito del Premio Nobel per la letteratura con la seguente motivazione: “perché attraverso le sue immagini condensate e traslucide, ci ha dato nuovo accesso alla realtà”.

Șase poezii de Tomas Tranströmer în românește di Lidia Popa

[Casa albastră]


Incertitudine  națională

Segretarul de stat se avântă înainte și desenează un X

și urechea sa se mișcă precum sabia lui Damocle.
Veniți să vedeți fluturele pătat și invisibil al solului
astfel demonii se confundă cu ziarul deschis.

Un spiriduș ghidat de nimeni a prins puterea.

Zborul broștei țestoase a mamei ce zboară sub apă.

Voios

După o zi neagră, sun Haydn,
și simt o căldură mică în mâinile mele.
Tastele sunt pregătite. Ciocănelele agățate.
Sunetul este picant, verde și plin de tăcere.
Sunetul spune că libertatea există
și nimeni nu plătește impozite împăratului.
Îmi scot mâinile în buzunarele din haydn
și mă comport ca un om care este calm față de el.
Îmi ridic steagul Hayden. Semnalul este:
“Nu vrem să ne predăm, dar vrem pace.”
Muzica este o casă de sticlă pe un deal,
rocile zboară, pietrele se rostogolesc.
Pietrele se rostogolesc prin casă
dar fiecare fereastră de sticlă este încă întreagă.

 

Cuplul

Opresc lumina și umbra ei albă
pentru o clipă, înainte de dizolvare
ca o tabletă într-un pahar de întuneric. Apoi sus.
Pereții hotelului se ridică pe cerul negru.
Mișcările de dragoste au fost decise și dorm
dar cele mai secrete gânduri se întâlnesc ocazional.
Două culori se întâlnesc și se varsă unul în altul
pe hârtia umedă a unei picturi școlare.
Este întunecată și tăcută. Dar orașul s-a apropiat astă seară.
Cu ferestre frigorifice. Casele se apropie.
Se află lângă o moară, așteaptă,
o mulțime ale cărei fețe nu au nici o expresie.

Sub presiuneXXX

Cerul albastru al dronului cu motor este asurzitor.
Locuim aici într-o clădire emblematică
unde adâncimea mării se poate deschide brusc,
scoici și telefoane plâng.
Puteți vedea frumusețea dintr-o parte, rapid.
Grâu des pe câmp, multe culori într-un curent galben.
Umbrele agitate din capul meu sunt atrase acolo.
Vor să se târască în grâu și să se transforme în aur.
Întunericul cade. La miezul nopții mă duc la culcare.
Barca mai mică se extinde de la cea mai mare barcă.
Ești singur pe apă.
Coca întunecată a comunității împinge tot mai departe.

Pistă

02:00 lumina lunii. Trenul s-a oprit
într-un câmp. Departe scânteiază luminile unui oraș,
pâlpâie rece la orizont.
Ca și când vei ajunge atât de adânc în visul tău
Nu-și va aminti niciodată că era acolo
când se întoarce la opinia lui.
Sau când o persoană intră adânc într-o boală
că zilele lui devin scânteieri copleòitoare, un roi,
slab și rece la orizont.
Trenul este complet oprit.
Sună de ora 2: lumina lunii puternice, câteva stele.

Notă: Tomas Tranströmer (Stockholm, 15 aprilie 1931 – Stockholm, 26 martie 2015) a fost scriitor, poet și traducător din Suedia, cunoscut și apreciat acasă, câștigător al Premiului de Literatură al Consiliului nordic din 1990, din serile de poezie Struga a acordat premiul Nobel pentru literatură cu următoarea motivație: “pentru că prin imaginile sale condensate și translucid, ne-a dat un nou acces la realitate “.

 

 

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Sabino Caronia – Come il seme che nasce da feconda “nera terra”

Difficile parlare del libroLa ferita del possibilesenza un sorriso di comprensione per la sensibilità di intendere il mondo di Sabino Caronia. Ho conosciuto personalmente l’autore e ogni volta mi sorprende per la sincerità, perché è questo il sentimento che traspare dalla sua poesia. Non puoi leggere senza amare i suoi versi perché sono un dono che questo libro da ad ogni lettore, con la semplicità lessicale di quale si avvale per mostrare di quanto il mondo le sta vicino al cuore.

sabino caronia 1

Qual è il suo mondo, si chiede il lettore?

Ogni poesia che ho letto, e non sono poche sono sessantadue liriche suddivise in sei capitoli, chiamiamoli temi, che iniziano con una pillola estratta dai suoi versi, con quali il poeta t’introduce in una nuova atmosfera che spazia dall’amore alla malinconia, dalla nascita alla vita, dalla ricerca nel mito e l’esplorazione d’esso alla scoperta dello spirito, dall’oscurità al viaggio per ritrovarsi, dal sogno fantasioso al sonno eterno, dalla terra al cielo. sabino caronia la ferita del possibile

È come il seme che nasce da feconda “nera terra” concimata da tanta saggezza, riempiendo lo spazio che ci circonda, che l’esperienza e l’istruzione di Sabino Caronia lascia come impronta nei versi di “La ferita del possibile” edito nel 2016 da Rubbettino Editore. Ogni poesia che leggeremo dentro ha un suo perché, non è astratta ma illuminante con una saggezza che strabocca e che allo stesso tempo diventa un filo conduttore di questo libro che chiamerei con coraggio

un inno alla poesia”,

se non considereresti i titoli che sono stati scelti con cura come un distillato di purezza.

 

«Rispetto all’eterno

 

Silvia rimembri le morte stagioni,

il sole, il mar, le vie dorate e gli orti,

la bella giovinezza che splendeva

negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi?

 

Silvia rimembri il tempo tuo d’allora,

l’assidua tela, il tuo perpetuo canto,

i sogni, le speranze, le promesse

di quel vago avvenir che in mente avevi?

 

Dimmi, cos’è per te la vita adesso,

forse una luce di stella lontana,

di quelle a cui di notte gli occhi appunto

che sono immense e a me3 sembrano un punto?

 

Dimmi, cos’è per te quel tempo ancora,

cos’è, rispetto all’eterno, codesta

nostra età che richiede oscura prosa,

scaccia da sé la rima fantasiosa? »

 

 

Il poeta s’interroga, spedendo le domande alla sua musa ma non da un tempo alle risposte perché già le riconosce dentro sé stesso. Imparare a rifletterci sul perché di tante cose che accadono nella vita che lasciano il segno dell’indelebile, ma non devono distogliere il percorso poetico però rinforzare con il nutrimento che diventa base della saggezza. Ama giocare con le parole come una persona che ha tempo da dedicare agli altri, lenendo la sua anima dei pesi della quotidianità. Ecco, è questo il sentimento che ti rimane addosso, infinita leggerezza del proprio essere, che ci fa riflettere che poi il mondo non è così brutto, ma è tutto da scoprire seguendo il filo conduttore nella poesia che arricchisce per gli insegnamenti.

 

«Infinitamente

 

L’uomo sorpassa l’uomo,

mi ripete una voce,

e ostinata m’incalza

e mi spinge ad andare,

incognito a me stesso,

inquieto, senza meta.

E cosi me ne vado

in giro per le strade

sotto più chiare stelle,

dentro il buio più nero,

ubriaco di sogni,

di speranze e di cielo.

E m’immagino un santo

disceso sulla terra

a salvar fanciulle

dai cattivi mariti

e a regalar monete

d’oro a tutti i bambini. »

 

Chi è Sabino Caronia?

Sabino Caronia è critico letterario e scrittore italiano, e vive a Roma.

Ha pubblicato le raccolte di saggi novecenteschi: L’usignolo di Orfeo (Sciascia editore, 1990) e Il gelsomino d’Arabia (Bulzoni, 2000). Ha curato tra l’altro i volumi Il lume dei due occhi. G.Dessì, biografia e letteratura (Edizioni Periferia, 1987) e Licy e il Gattopardo  (Edizioni Associate, 1995).

Ha lavorato presso la cattedra di Letteratura Italiana Contemporanea all’Università di Perugia e ha collaborato con l’Università di Tor Vergata, con cui ha pubblicato tra l’altro Gli specchi di Borges (Universitalia, 2000).

Membro dell’Istituto di Studi Romani e del Centro Studi G. G. Belli, autore di numerosi profili di narratori italiani del Novecento per la Letteratura Italiana Contemporanea (Lucarini Editore), collabora ad autorevoli riviste, nonché ad alcuni giornali, tra cui «L’Osservatore Romano» e «Avvenire». I suoi racconti e poesie sono apparsi in diverse riviste.

Ha pubblicato i romanzi L’ultima estate di Moro (Schena Editore, 2008), Morte di un cittadino americano. Jim Morrison a Parigi (Edilazio EdiLet, 2009), La cupa dell’acqua chiara (Edizioni Periferia, 2009) e la raccolta poetica Il secondo dono (Progetto Cultura, 2013). Del 2016 è La ferita del possibile (Rubbettino).

 

Roma 22 novembre 2017

Lidia Popa

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NOTE CRITICHE

 

Io sono, io esisto…

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Trentadue liriche per sentirsi come “un punto differente” nell’Universo, per Esserci.           Si esprime nel verso libero, l’autrice Lidia Popa; in una sorta di proiezione di se stessa e , nella consapevolezza del vivere appieno ogni sua emozione, ne fa partecipe, nel verso scritto, chi si avvicina a lei, attraverso la sua poetica. I sogni, i desideri si mescolano con il quotidiano, con la realtà, in una sorta di ininterrotta sfida: …Sono nata nel momento sbagliato/ senza permesso/ senza l’amore pieno/ Di chi mi ha concepito/ E cosi ho imparato/ che la fiduccia ha il suo prezzo/… Eccolo in “Sognavo di Essere”, lo scontro con la vita, con l’inesorabile che s’infrange e che spacca. Quante cose un poeta può “Essere?”, forse tutto ciò che sogna, tutto quello che riesce a dipingere con il pennello dell’anima /… Sono il pittore sordo/che dipinge il petalo di rosa/ mentre cade sfiorando l’anima…/ ed ecco che i versi percorrono, attraverso le vibrazioni della pelle, i meandri dolenti della memoria. Nel percorso di profondità la Popa si appropria della parola scritta per uscire da se stessa e lo fa manovrando metafore e similitudini attraverso i suoi  mille perché che inquietano ed interrogano “il punto” in ogni battito di ciglia. Mio Essere/ Essere umile/ Essere gentili … è “L’Essere” e non l’apparire quello che coinvolge e che conduce il lettore ad interrogarsi suo malgrado. Nel verso, sovente prolisso, è contenuta le nenia, il dondolio, la carezza che accompagna e rende lieve il pensiero. Il poeta sa come esserci… per accarezzare l’anima.

Roma, 23 aprile 2017

Fiorella Cappelli

Articolo inserito nella Rivista Letteraria “Leggere:tutti”

numero 111 del aprile 2017 alla pagina 46

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